Kelly Smith era una ragazza di 31 anni, aveva un figlio di 6 ed era malata da tempo di cancro. Da più di tre anni, infatti, seguiva regolarmente un programma di chemioterapia che le era indispensabile per combattere la sua battaglia contro la malattia. Ma la sua storia, raccontata dal Daily Mail, è drammaticamente cambiata quando nelle nostre vite si è affacciato il coronavirus.
A marzo, infatti, con il dilagare dei contagi in tutta Europa, anche nel Regno Unito il sistema sanitario si è trovato in difficoltà, incapace di curare tutti i pazienti che riceveva. E così la decisione presa fu quella di dare priorità assoluta a tutti i pazienti ricoverati per Covid, interrompendo o sospendendo, quando necessario, tutte le cure riservate agli altri: “C’è il virus, niente chemioterapia“, si sentirono dire i familiari dall’ospedale. In questa sospensione è rientrata anche Kelly, cui per 6 settimane non è stata praticata la chemioterapia prevista dal percorso di cura.
La ragazza, nata a Macclesfield, aveva lanciato una richiesta d’aiuto attraverso i propri profili social, senza che nessuno intervenisse per prendere in carico la sua situazione. Così, nel giro di poco tempo, la situazione è precipitata, le condizioni di Kelly sono peggiorate, e la ragazza non ce l’ha fatta. Una morte terribile che i genitori imputano completamente al National Health Service, il servizio sanitario inglese, colpevole di aver “barattato” la vita della figlia con quella di altri pazienti.
Le morti di cancro non fanno più notizia come le morti per Covid
Purtroppo, quello di Kelly non è un caso isolato. Anche Beth Purvis, 41 anni e due figli, è morta per ragioni simili: un tumore al polmone, un intervento di aspirazione fissato da tempo e annullato all’ultimo istante – sempre a causa della decisione di dare priorità ai casi di Covid – e la morte, derivata dal diffondersi del tumore fino al cervello.
E poi ci sono tutti quei casi in cui, a causa della corsia preferenziale per i pazienti Covid, la diagnosi arriva in ritardo. Magari un ritardo tanto grave da rendere la situazione irrecuperabile. E’ successo a Jennifer Eldridge, quarantenne madre di due figli, cui è stato diagnosticato un tumore al colon-retto che, secondo i medici, non le lascerà più di due anni di vita.
Un problema, quello della non preparazione dei sistemi sanitari ad affrontare una simile emergenza, che non riguarda certamente soltanto il Regno Unito. Anche in Italia, probabilmente, il Covid avrà causato diverse vittime “indirette“, il cui destino sarebbe stato diverso se fossero state garantite loro cure mediche appropriate.
fonte: Leggilo.it