Una lettera, firmata da tredici medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Parole drammatiche che raccontano di una «epidemia fuori controllo», dove le «persone più anziane non vengono rianimate e muoiono sole». E l’ospedale stesso è considerato «altamente contaminato» e «principale veicoli di trasmissione del Covid-19». Una città al collasso, sanitari sfiniti che lavorano senza sosta vedendo morire centinaia di persone ogni giorno. La lettera è stata pubblicata sul ‘New England Journal of Medicine Catalyst Innovations in Care Delivery’, con il titolo «Nell’epicentro di Covid-19».
Un progetto ambizioso per cui sono stati stanziati circa mille miliardi che se da un lato ora rischia la paralisi a causa delle ricadute economiche provocate dalla pandemia, dall’altro non può assolutamente fermarsi.
Tant’è che appena il 4 marzo scorso è arrivata la fumata bianca per la legge sul clima europea, il primo provvedimento a rendere vincolante l’obiettivo delle zero emissioni al 2050 e, quindi, a normare davvero l’impegno di mantenere la temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi stabilito nel 2015 dalla conferenza sul clima di Parigi (Cop21).
I PERICOLII pericolo ormai noto a tutti infatti è che non riuscendo a contenere le emissioni inquinanti, ci ritroveremo con un innalzamento delle temperature tale da rendere il Pianeta invivibile. Una trasformazione che sebbene sembri ancora lontana o comunque distante, in realtà ci riguarda direttamente.
In Italia ad esempio, come ha spiegato, il fisico e meteorologo Luca Mercalli «la Pianura Padana diventerà calda e arida come il Pakistan» e il Mediterraneo nel giro di qualche decennio sommergerà moltissime delle nostre città costiere. Proprio per questo l’emergenza climatica non può essere messa in pausa e va affrontata immediatamente.
I terreni di scontro su cui combattere sono tanti ma, dato che il 60% della nostra impronta ecologica è costituita da emissioni di CO2 derivanti dal settore energetico o settori correlati, tra i principali c’è la transizione energetica. Vale a dire il passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti green.
IL PARAGONE
Una rivoluzione paragonabile a quella industriale di metà 800 che però si verificherà molto più rapidamente, nel corso di una sola generazione, e che è basata su 3 pilastri fondamentali: elettrificazione, decarbonizzazione ed efficienza energetica. Vale a dire su un uso sempre maggiore di energia elettrica in tutti settori (in particolare trasporti, edilizia e industria) che riduca i consumi e soprattutto accantoni le fonti fossili in favore della produzione di energia idroelettrica, eolica, geotermoelettrica e fotovoltaica.
Si tratta di evidentemente di un’operazione complessa che passa soprattutto per le iniziative e gli investimenti che Paesi ed industrie mettono in campo. L’Italia ad esempio nel testo definitivo del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) appena varato, ha stabilito non solo che produzioni eoliche e fotovoltaiche dovranno crescere a un ritmo pari ad almeno cinque volte quello attuale ma soprattutto che il carbone – la fonte fossile più inquinante – andrà abbandonato entro il 2025.
Per farlo però, oltre che della forte crescita dell’energia green, è imprescindibile anche un piano di interventi infrastrutturali che garantisca condizioni di sicurezza del sistema energetico.
Il Belpaese quindi, che per certi versi è già un esempio virtuoso dato che soddisfa circa il 36% della domanda di energia elettrica con le rinnovabili, ha bisogno di un costante e rapido adeguamento della rete di trasmissione.
Non a caso, dal lato delle imprese, il colosso tricolore delle reti elettriche Terna ha appena varato il nuovo piano strategico per il 2020-2024 che, proprio «in linea con il Green new deal dell’Ue e con la strategia nazionale di decarbonizzazione» come affermato dall’ad Luigi Ferraris, prevede gli investimenti più alti di sempre «per 7,3 miliardi di euro».
LA LEVA
L’obiettivo dichiarato è porsi «come acceleratore chiave della transizione energetica» facendo leva su innovazione, competenze e tecnologie. Di questi infatti oltre 4 miliardi serviranno proprio a rafforzare le connessioni tra le zone di mercato, razionalizzare le reti nelle principali aree metropolitane del Paese e incrementare le interconnessioni (come con il Tyrrhenian Link tra Campania, Sicilia e Sardegna).
Mentre altri 2 miliardi di euro saranno dedicati ad attività di rinnovo ed efficienza, principalmente per il miglioramento della qualità del servizio, per la digitalizzazione e lo sviluppo di soluzioni sostenibili della rete elettrica.