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Attrice italiana cerca scambio della futura figlia con un maschio su Facebook

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È questo il messaggio che sabato scorso, 3 novembre, Lisa ha pubblicato su un gruppo Facebook dedicato a coppie che hanno intrapreso il percorso della fecondazione assistita, cercando di fatto lo scambio della-figlia con un maschio attraverso Facebook

«Ciao, da tre anni stiamo provando a dare a nostro figlio un fratellino… vogliamo completare la nostra famiglia con un maschio. Abbiamo un embrione femmina di ottima qualità: ovulo di donatrice italiana e sperma anglo-irlandese, da uomo laureato a Yale. A qualcuno interessa uno scambio?».

«COMPLETARE LA FAMIGLIA AD OGNI COSTO»

Lisa (il suo nome, come gli altri, è stato cambiato per ragioni di privacy) è un’attrice italiana di 37 anni con problemi di infertilità che vive negli Stati Uniti, a New York. Al New York Post, che l’ha contattata dopo aver letto il messaggio, ha raccontato di avere preso questa decisione estrema «per mio figlio». Daniel ha 5 anni e chiede insistentemente un fratellino con cui condividere la passione per i Boston Red Sox alla madre, che però ha problemi di infertilità. «Anche mio marito Ray è cresciuto con le sue sorelle e vorrebbe un maschio. È così che vorremmo completare la nostra famiglia».

I COSTI DELLA FECONDAZIONE

E poiché dall’ultimo ciclo di fecondazione le è rimasto solo un embrione femmina, attualmente crioconservato in un centro, ha deciso di affidare a Facebook la sua offerta di scambio. Molti membri del gruppo hanno chiesto al moderatore di rimuovere il messaggio, ritenendolo illegale, ma Lisa si difende: «Ho speso 15 mila dollari in una clinica di Manhattan, ottenendo quattro embrioni. Uno di questi è poi diventato il mio Daniel, che ora però vorrebbe un fratellino. Continua a chiedermi: “Perché io non posso avere un fratellino?”. Non sa quanto sia difficile per me».

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«NON POSSIAMO PERMETTERCI UNA FEMMINA»

Raschiando il fondo del suo conto in banca, Lisa e Ray hanno speso altri 30 mila dollari (per un totale di 45 mila) per ulteriori cicli di fecondazione, ma le cose non sono andate bene: la famiglia ne ha ricavato “solo” un embrione femmina.  Lisa inoltre vive a New York, una città «molto costosa. Abbiamo solo due camere da letto in casa, per cui ha senso per noi avere un altro maschio che possa dormire nella stessa stanza di Daniel. Non possiamo permetterci una femmina, che ci richiederebbe di acquistare una casa più grande: dovremmo trasferirci in Nebraska».

I LEGAMI BIOLOGICI NON CONTANO

Lisa e Ray pagano attualmente 1.000 dollari all’anno per mantenere l’embrione femmina in stato di crioconservazione e dopo aver scartato l’adozione, perché «troppo costosa», hanno pensato di proporre uno scambio a un’altra famiglia. E a chi nel gruppo le ha rinfacciato la facilità con cui è disposta a dar via quell’embrione che è “biologicamente suo”, risponde: «Non fa realmente differenza. Quando porterò in grembo l’embrione del donatore instaurerò un legame».

«MEGLIO SE CON I CAPELLI ROSSI»

Lisa è stata contattata da una donna californiana con un figlio, sposata a un uomo con sei bambini da un precedente matrimonio, e due embrioni maschi crioconservati in un centro di fertilizzazione. Lo scambio potrebbe andare in porto, ma è improbabile per via di diverse complicazioni: «Suo marito non è convinto di un figlio con un patrimonio genetico diverso dal suo». Un’altra donna ha proposto di prendere l’embrione femmina, senza avere però un maschio da scambiare: «No», spiega Lisa. «O un maschio o niente». In realtà, avrebbe anche altre richieste: «Sarebbe meglio se potessi restare incinta entro Natale. E se il bambino potesse avere i capelli rossi, per somigliare a mio figlio». Vendere, comprare e scambiare bambini è illegale negli Stati Uniti. Ma questo non sembra rappresentare un problema per Lisa: «Vogliamo completare la nostra famiglia con un maschio». Ad ogni costo.

Leone Grotti di www.tempi.it

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